Abitare è essere ovunque a casa propria
a cura di Massimiliano Scuderi
I rapporti tra interno ed esterno degli spazi antropizzati, e le numerose implicazioni che regolano il nostro modo di abitare la città contemporanea, costituiscono il tema principale della retrospettiva dedicata ad Ugo La Pietra. Nato a Bussi sul Tirino, milanese d’adozione, La Pietra – figura eclettica sempre sul confine tra i linguaggi che vanno dall’arte al design radicale, passando per l’architettura – ha sviluppato fin dal’62 un’attività tendente alla chiarificazione e definizione del rapporto “individuo-ambiente”. Tra i più importanti esempi di lucida riflessione sulle criticità e sulle potenzialità dell’ambiente urbano, le sue proposte di uso alternativo degli spazi della quotidianità rappresentano a tutt’oggi una fonte inesauribile di ispirazione per le nuove generazioni di creativi.
Le teorie e le esperienze di fusione tra arte e vita delle avanguardie storiche costituiscono l’ossatura del suo lavoro, dove il pensiero dell’arte diventa il luogo della partecipazione e della promessa di emancipazione di una comunità a venire, tra etica, estetica e politica.
La mostra, curata da Massimiliano Scuderi, rappresenta una nutrita selezione di opere dell’artista e architetto dagli anni settanta ai giorni nostri. Inoltre nel giardino della Fondazione Zimei, a partire dalle ore 21 dello stesso giorno, sarà possibile vedere il film “Riappropriazione della città”, presentato nel ’77 da Ugo La Pietra al Centre Pompidou di Parigi, in cui cercava di dimostrare il modo di riappropriarsi della città con operazioni comportamentali e mentali. Un atteggiamento che riconduce il suo lavoro ad una matrice situazionista in cui si possono risentire gli echi di certe teorie di eversione creativa nella quotidianità come quelle espresse da Michael De Certeau o da Jacques Ranciere. Interventi che mirano ad una riappropriazione dello spazio urbano come di uno spazio abitativo personale. Già nella seconda metà degli anni sessanta, come egli stesso dichiara in un’intervista, vari artisti cominciano a intervenire fuori dal sistema dell’arte. E’ allora che si aprono orizzonti di tipo operativo che nascono attraverso riflessioni su una teoria del lavoro dell’artista nel sociale al di fuori delle istituzioni e delle gallerie…Si tentava di agire all’interno del sociale cercando gli strumenti per fare emergere le contraddizioni .
La mostra sarà aperta fino al 2 Settembre e sarà visitabile ogni giorno su prenotazione, in base alle normative ed entro i limiti stabiliti dalla normativa anti-Covid.